La ricerca sul morbo di Parkinson fa importanti passi avanti grazie a due progetti coordinati da scienziati italiani. Entrambi hanno lo stesso obiettivo: trovare nuove cure per una delle malattie neurodegenerative più diffuse al mondo, che colpisce oltre 10 milioni di persone.
Cellule staminali per rigenerare i neuroni danneggiati
Il primo studio fa parte del progetto europeo STEM-PD. L’idea è rivoluzionaria: usare cellule staminali embrionali per ricreare i neuroni che nel Parkinson vengono distrutti, in particolare quelli che producono dopamina, la sostanza chimica fondamentale per il controllo dei movimenti.
Grazie a questa terapia, già testata su otto pazienti in Svezia e Regno Unito, i ricercatori sperano di intervenire per fermare la progressione della malattia, non solo di alleviarne i sintomi. Tra i protagonisti dello studio c’è anche l’Italia, con la professoressa Elena Cattaneo dell’Università degli Studi di Milano, da anni impegnata nella ricerca sulle terapie rigenerative per il sistema nervoso.
I primi risultati sono promettenti: le cellule trapiantate si sono integrate bene e stanno iniziando a funzionare come neuroni veri. Se la sperimentazione continuerà con successo, potremmo essere vicini a una cura innovativa per il Parkinson.
Un nuovo modello per studiare il Parkinson giovanile
La seconda scoperta arriva dall’IRCCS Ospedale San Raffaele e dall’Università Vita-Salute San Raffaele, sempre a Milano. Un team guidato dalla professoressa Jenny Sassone ha creato un modello sperimentale di Parkinson giovanile, causato da mutazioni nel gene PARKIN.
Finora, i modelli esistenti non mostravano sintomi reali, fattore che rendeva difficile studiare questo tipo di malattia. Il risultato è un modello “vivo” della malattia, estremamente realistico e replicabile, fondamentale per studiarne i meccanismi e testare nuovi farmaci in condizioni più vicine alla realtà clinica.
Lo studio apre la possibilità di valutare l’effetto di terapie complementari, come l’attività fisica, che potrebbe avere un ruolo nel rallentare la neurodegenerazione e di analizzare i meccanismi della malattia già nelle fasi iniziali, anche prima della comparsa dei sintomi motori classici (tremori, rigidità, lentezza).
Nuove prospettive per il futuro della cura del Parkinson
Questi due progetti, anche se diversi tra loro, ci ricordano quanto la ricerca scientifica italiana sia attiva nella lotta contro il Parkinson. L’obiettivo non è più solo gestire i sintomi, ma arrivare a bloccare il danno neurologico.
Grazie all’uso di cellule staminali e a modelli sperimentali sempre più realistici, i ricercatori sperano di offrire presto nuove terapie più efficaci e personalizzate per chi soffre di questa malattia.